Macchine

L'organismo è un prodotto dei geni.
Si è portati a pensare che i geni esistano allo scopo di riprodurre l'organismo, quindi a credere che l'esistenza dei geni sia subordinata all'esistenza dell'organismo.
Al contrario, le molecole costituenti i geni comparvero prima degli organismi, e solo successivamente iniziarono a sintetizzare organismi con il ruolo di assistenti.

Noi siamo il nostro organismo.
Siamo macchine al servizio dei geni.
Strumenti la cui funzione è quella di proteggere e propagare i geni.

Ci piace credere che il nostro corpo mortale custodisca un'anima immortale.
In realtà, ciò che intendiamo come anima corrisponde alla mente, la quale è espressione dell'attività nervosa.
Se la mente non fosse espressione dell'attività nervosa, le lesioni cerebrali non ne comprometterebbero l'integrità.
Credere che la mente esista oltre la morte del corpo, equivale a credere che i software possano esistere senza hardware.

Consideriamo la capacità di provare emozioni come una prerogativa che ci eleva dal rango di macchine.
In realtà, le emozioni sono programmi eseguiti dal sistema nervoso, stratagemmi evolutivi che ci spingono a compiere le azioni necessarie ad aumentare le probabilità di sopravvivenza.
Se le emozioni non fossero il risultato della fisiologia cerebrale, gli psicofarmaci non potrebbero alterarle.
I geni ci manovrano attraverso i sentimenti.
L'innamoramento, che ci piace considerare come una proprietà dello spirito, è in realtà uno stato mentale che serve a rafforzare il legame della coppia per aumentare le probabilità di sopravvivenza della prole.

Assolti o meno i nostri compiti, i geni si disfano di noi: siamo macchine usa e getta, con una data di scadenza predeterminata.
La relazione tra organismo e geni è simile a quella instaurata dalle leggi della robotica enunciate da Asimov: «un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani; un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con il comando precedente».
Ma i geni, contrariamente agli ingegneri dei robot, sono privi di volontà e di consapevolezza e non perseguono obiettivi. Semplicemente esistono perché soddisfano le condizioni dell'esistenza, ed il nostro organismo è il mezzo principale della loro conservazione.

Quanto qui esposto è un'interpretazione oggettiva dei fatti che risulta difficile da accettare, ma i motivi del rifiuto sono psicologici e purtroppo la realtà non cambia per accontentarci. Coloro che dispongono di sufficiente onestà intellettuale (sparuta minoranza) riescono ad accettare la realtà anche quando sgradita, gli altri (la grande maggioranza) preferiscono rifugiarsi in confortanti illusioni.

Precisazioni

Le asserzioni ivi presenti sono semplificate, tuttavia per i propositi dell'articolo possono essere assunte come valide. Questa riflessione s'ispira a Il Gene Egoista di Richard Dawkins, capolavoro della saggistica scientifica.