Chi sono gli Antispecisti

Immaginate di naufragare su un atollo brullo, una minuscola isola priva di vegetazione, nel bel mezzo dell'Oceano Indiano. Gli unici superstiti siete voi ed il vostro cane. Il cellulare si è guastato a contatto con l'acqua e comunque non ci sarebbe recezione. Non disponete di alcuna imbarcazione né tanto meno di utensili e materiali per costruirne una. Impossibile abbandonare l'isola a nuoto: all'orizzonte si scorge solo mare a perdita d'occhio.
Non vi resta dunque che attendere i soccorsi: la nave prima di affondare (o l'aereo prima di precipitare, se preferite) avrà certamente lanciato l'SOS, e comunque essendo sparita dal radar i soccorsi verranno inviati ed è plausibile che ispezioneranno l'isola in cerca di superstiti.

Astove Island
Fotografia satellitare, NASA.

I giorni passano ma i soccorsi non arrivano.
Patite la fame e la debolezza che essa comporta, realizzate di essere sul punto di morte.
L'unica speranza di sopravvivenza è cibarsi del cane.
Non potete sapere in anticipo se questa scelta vi consentirà di sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi, ma è l'unica opportunità che avete.

Siete affezionati al vostro cane e normalmente aborrite ogni forma di immotivato sopruso sugli animali... ma questa è una situazione di estrema emergenza. Perciò decidete di sopprimerlo, nel modo più compassionevole ed indolore possibile, per nutrirvi della sua carne.

L'Antispecista è la persona che vuole negarvi l'opportunità di sopravvivere, asserendo che la vostra vita vale tanto quanto quella di un animale, e che non avete alcun diritto di usufruire della vita di un animale per salvare la vostra.

L'antispecista è una persona sazia ed agiata, che vi scruta con il binocolo a bordo del suo confortevole panfilo, a largo dell'atollo sul quale siete naufragati. Non appena decidete di sacrificare il cane, l'antispecista sbarca sull'isola con l'intento di sottrarvi il cane, senza però aiutarvi e lasciandovi lì a morire di fame.

Per inciso, se l'antispecista si trovasse nella vostra situazione, non indugerebbe a prendere la vostra stessa decisione per salvarsi la vita. Infatti l'antispecista, all'occasione, non rinuncia alla carne serbata in cambusa, giustificandosi che l'animale è già morto. L'antispecista è dunque una persona che non riesce ad immedesimarsi nell'altro, ossia priva di empatia nei riguardi della sofferenza umana.

Ciononostante gli antispecisti ostentano superiorità morale, proseliti di una religione che sciorinano l'indottrinamento acriticamente assimilato.

Ritenete che la mia descrizione degli antispecisti sia spropositata?
Allora considerate quanto segue.

L'inedia è causa di morte, ma alcune malattie sono causa di morte e sofferenza ben peggiore.

L'annosa ed ingannevole propaganda antispecista ha inculcato e diffuso la credenza secondo cui la sperimentazione animale sarebbe inutile e che esisterebbero metodi sostitutivi, la verità è che la sperimentazione animale è parte fondamentale ed insostituibile della ricerca biomedica (la confutazione di suddetta propaganda esula dai propositi del presente articolo, per cui rimando alla consultazione degli articoli della Resistenza Razionale).

Converrete sul fatto che non esiste una sostanziale differenza tra un naufrago in fin di vita ed una persona affetta da una malattia mortale. Pertanto non v'è differenza tra una persona sazia che toglie il cibo agli affamati ed una persona in salute che ostacola le cure per gli ammalati.

Nella metafora, l'antispecista impedisce l'uccisione di animali ma non rinuncia a nutrirsi della carne di animali già uccisi, ciò è del tutto analogo ad usufruire dei farmaci e delle terapie già disponibili (ottenuti da pregressa sperimentazione animale) e pretendere di proibire la sperimentazione animale per lo sviluppo di cure per malattie attualmente incurabili.

Non è detto che dalla sperimentazione animale si ottenga, nell'immediato, la cura per una determinata malattia, esattamente come il naufrago non può sapere in anticipo se nutrirsi del cane prolungherà la sua vita fino all'arrivo dei soccorsi.

Il naufrago sacrifica il cane nella maniera più compassionevole e indolore possibile, similmente i ricercatori adottano tutte le precauzioni necessarie a ridurre al minimo il dolore nelle cavie, oltre a garantire le migliori condizioni di stabulazione (contrariamente a quanto fa credere la diffamante propaganda antispecista che descrive i ricercatori come mostri che sfogano il proprio sadismo sugli animali).

La differenza sta nel rapporto numerico: sacrificando la vita di un singolo cane, il naufrago tenta di salvare la propria; mentre i ricercatori che sacrificano un numero relativamente limitato di cavie, tentano di salvare la vita ad un numero teoricamente infinito di uomini e animali (la sperimentazione animale serve anche in veterinaria), il cui numero è ragionevolmente superiore rispetto alle cavie animali impiegate.

La sperimentazione è perciò una scelta etica fintanto che si presuppone l'inesistenza di metodiche sostitutive... ed in effetti, sebbene metodi alternativi esistano, essi non sono sufficienti a sostituire completamente la sperimentazione animale (a dispetto, ancora una volta, di quanto divulgato dalla disinformazione antispecista). Nella mia metafora, la premessa era che l'atollo fosse spoglio di vegetazione, e che il naufrago non avesse altra scelta che nutrirsi del proprio cane. La ricerca biomedica privata della sperimentazione animale è tuttalpiù comparabile ad una vegetazione spontanea consistente di sole bacche a scarso valore nutritivo, insufficienti a sopperire al fabbisogno umano. L'antispecista è quella persona che sottrae il cane al naufrago adducendo che egli può nutrirsi di sole bacche.

Nota: un episodio come quello che ho descritto accadde realmente al Capitano E. H. Shackleton ed al suo equipaggio, nel corso di una spedizione geografica risalente ai primi anni dello scorso secolo; l'equipaggio rimase intrappolato tra i ghiacciai antartici e Shackleton diede ordine di utilizzare i cani da slitta come fonte di cibo.